Nel corso della storia, le voci creative delle donne sono state spesso silenziate, trascurate o svalutate. A partire dal genio raccolto e visionario di Ildegarda di Bingen nel XII secolo — compositrice, scrittrice e badessa, il cui talento è stato pienamente riconosciuto solo molti secoli dopo — fino alle innumerevoli donne le cui opere artistiche e intellettuali sono state sistematicamente oscurate, la storia della creatività femminile è anche una storia di resistenza.
Nonostante gli ostacoli imposti dall’educazione, dalle convenzioni sociali e dallo status giuridico, molte donne hanno lasciato tracce di una potenza artistica straordinaria. Eppure, troppo spesso i loro nomi sono stati dimenticati, le loro opere attribuite a uomini, i loro talenti relegati a un ruolo decorativo o considerati derivativi. Nei mondi della musica, della letteratura, delle arti visive e dello spettacolo, la partecipazione femminile è stata possibile solo entro ruoli strettamente definiti — quando era permessa.
Nel Rinascimento italiano, alcune figure femminili iniziarono ad affermarsi con una propria voce letteraria e intellettuale. Tra queste spicca Gaspara Stampa, poetessa raffinata e intensa, capace di trasformare la passione amorosa in una forma di espressione lirica alta e consapevole. I suoi sonetti, raccolti in un Canzoniere pubblicato postumo dalla sorella, rappresentano uno dei vertici della poesia amorosa cinquecentesca, e una rara testimonianza di soggettività femminile nella letteratura dell’epoca.
Nel corso del XIX secolo, iniziano a manifestarsi alcune crepe nel muro del silenzio. Figure come Adelaide Ristori, attrice di fama internazionale, e nel XX secolo Camille Claudel, scultrice di rara intensità e visione, cominciano a imporsi nello spazio pubblico e artistico. Ma anche allora, il riconoscimento spesso comportava un prezzo altissimo, come nel caso della Claudel: isolamento, scandalo o cancellazione storica.
Il mio ciclo Voci ostinate, iniziato nel 2017, nasce dal desiderio di recuperare e amplificare alcune di queste presenze. È un ciclo musicale in fieri che vuole ascoltare le donne non come muse o note a margine, ma come creatrici autonome: appassionate, complesse, profondamente umane.
I brani, scritti tra il 2017 e il 2025, sono accomunati da una scrittura musicale contemporanea che non vuole “illustrare” le biografie, ma scavare nell’interiorità. Ogni pezzo è un ritratto emotivo, un omaggio, una risonanza. Queste composizioni non sono celebrazioni nostalgiche, ma gesti di ascolto e interpretazione. Le ho immaginate come stanze da percorrere in silenzio, ognuna abitata da una presenza viva, forte, inquieta, ostinata.
“Adelaide”, per violino e arpa, è dedicato all’attrice ottocentesca Adelaide Ristori, una delle grandi protagoniste del teatro europeo. Come i compositori rinascimentali, ho cavato le note dal suo nome per costruire un tessuto armonico riconoscibile, in cui la voce della Ristori si fa suono, eco, presenza.
“Arsi, piansi, cantai”, omaggio ad Azio Corghi per i suoi 80 anni, prende vita da un sonetto di Gaspara Stampa, poetessa del XVI secolo. La musica si fa qui corpo delle parole: la voce, il violoncello e il pianoforte entrano in dialogo con i versi, evocando il fuoco dell’amore, la pena e il canto.
“La Valse de Camille”, per chitarra sola, è un ricordo della scultrice Camille Claudel, artista geniale e tragicamente soffocata da un mondo maschile e da un destino crudele. Il brano nasce dallo sguardo verso una sua scultura – La Valse – e cerca di restituire la stessa sensualità e inquietudine che abitano il bronzo.
Il quarto brano è in lavorazione, a chi sarà dedicato?
Qui sotto il link da Youtube di La Valse.