Ho recentemente composto un brano per viola da gamba sola intitolato La Pittora, ispirato ad Artemisia Gentileschi, una delle figure più straordinarie e rivoluzionarie della pittura italiana del Seicento.
Artemisia nacque a Roma nel 1593 e si formò nella bottega del padre, Orazio Gentileschi. Fin da giovane dimostrò un talento eccezionale, sviluppando presto un linguaggio artistico autonomo, caratterizzato dall’uso drammatico di luci e ombre che rimanda a Caravaggio, ma con una voce tutta personale. La sua vita fu segnata da prove difficili, tra cui il celebre processo seguito alla violenza subita, che lei ebbe il coraggio di denunciare. Nonostante le avversità, Artemisia trasformò il dolore in arte, dando vita a opere di grande forza e intensità, come il celebre Giuditta che decapita Oloferne. Lungo la sua carriera lavorò a Roma, Firenze, Napoli e Londra, lasciando un’eredità che continua a parlare al nostro presente come simbolo di resilienza e indipendenza. 
Il brano La Pittora per viola da gamba nasce dall’idea di tradurre in suoni il nome stesso di Artemisia, utilizzando le corde della viola da gamba a sette corde. Ogni lettera del suo nome corrisponde a una nota:
A (A) – R (D) – T (G) – E (C) – M (E) – I (a) – S (d) – I (a) – A (A).
Da questa sequenza prende forma un tessuto musicale che si sviluppa come un dialogo fra memoria e suono, un itinerario che rende omaggio ad Artemisia non solo come pittrice, ma come simbolo universale di libertà creativa e di forza interiore.
La Pittora fa parte del ciclo Voci Ostinate, un progetto dedicato alle voci femminili della storia, spesso silenziate, dimenticate o sottovalutate. Prima di Artemisia, questo percorso musicale ha incontrato altre figure ispiratrici come la poetessa Gaspara Stampa, l’attrice Adelaide Ristori e la scultrice Camille Claudel.
Con La Pittora desidero dunque restituire in musica la potenza di un’esistenza che, attraverso l’arte, è riuscita a trasformare la sofferenza in bellezza e a lasciare un segno indelebile nella memoria collettiva.
